La Nave come una seconda nascita

     
“A queste creature la nave donò una seconda nascita.
Vi arrivarono laceri, pallidi, sperduti e vi ritrovarono il sorriso e, quasi sempre, la salute del corpo, insieme con quella dello spirito.
La famiglia, che non conoscevano, apparve ad essi come una improvvisa rivelazione. Dimenticarono prestissimo le vedute turpitudini, l'eloquio volgare della strada, e le qualità sopite di gentilezza e di bontà riaffiorarono, man mano che il corpo e l'anima rifiorivano in un ambiente, che, volutamente si intonava alla fanciullezza, sommersa da conoscenze intempestive o da pericolose libertà.
[...] Questo popolo infantile, disperso nel vento e nel sole, nella miseria, è una caratteristica della nostra Città.”

Giulia Civita Franceschi, 1947

Pochi quelli che potevano essere accolti dell'amorosa nave
“Ma oimé! La nave è grande, essa può contenere duecento marinaretti ed invece ne accoglie pochi e tra questi i migliori sono quelli che io sono andato raccogliendo di nottetempo, nelle rigide notti invernali e sotto i cocenti meriggi di Agosto, attraverso i portici della Ferrovia e della Galleria e per le luride vie della vecchia Napoli! Tutti, tutti questi poveri infelici reietti che non hanno nessuno al mondo, tranne un oscuro abisso sotto i piedi […] tutti questi disgraziati che si aggirano per le vie di Napoli, privi di tutto e bisognosi di tutto, dovrebbero essere ricoverati a bordo della Caracciolo, sulle acque purificatrici del nostro mare, poiché il mare, il mare solo può essere la scuola di redenzione dei poveri figli della via […] Non sessanta giovanetti adunque noi dovremmo vedere a bordo dell'amorosa nave, ma una falange di questi futuri soldati della patria…”

Sacerdote Andrea Viggiani, 1914

Indietro
Ritorna al menù principale
Avanti